Comprendere e gestire la sensibilità dei bambini e la loro insicurezza
Sono molti i bambini che attraversano
una fase di insicurezza durante la crescita, un senso profondo di ansia che li
accompagna soprattutto legato alla scuola o a situazioni che lo mettono nelle
condizioni di mostrare le proprie capacità. Ansia da prestazione è così che la
conosciamo, non molto diversa da quella che in genere gli adulti affrontano,
anche se nei bambini le conseguenze possono essere ben diverse, portandoli a
chiudersi in se stessi evitando quelle esperienze assolutamente nuove che li
metterebbero di fronte ad un eventuale sconfitta. Questa sfiducia in se stessi
e insicurezza può essere anche confusa alle volte con dei disturbi, come per
esempio il disturbo dell’attenzione o addirittura deficit cognitivo. Fino a
quando non ci si rende conto che il problema è legato a tutt’altre condizioni,
che vanno approfondite per trovare le soluzioni più idonee al fine di aiutare
il bambino a superare le sue insicurezze e aumentare la stima in se stesso.
In questo caso, genitori ma ancora di più
insegnanti ed educatori hanno un ruolo fondamentale, la loro capacità di
approcciarsi al bambino diventa centrale, per questo ci vuole una certa
sensibilità riflettendo di quanto possa essere importante un azione condivisa e
adatta che consenta al piccolo di sentirsi accolto e accettato ma soprattutto
capace, in questo caso a poco conta la didattica, centrale è invece il rapporto
che si instaura con le figure di riferimento che hanno il compito di spronare
il bambino a mettersi in gioco e accettare i fallimenti senza essere giudicato
o messo da parte solo per il fatto di non riuscire.
E’ più semplice di sicuro
etichettare un bambino come disturbato ma per la sua crescita è necessario che
vengano approfondite le cause del disagio, perché se un bambino è molto
aggressivo o passivo e si isola, un problema di fondo c’è, e spesso va
ricercato e scavato. Molto spesso si tratta semplicemente di meccanismi
difficili da comprendere che però sono alla fine di facile approccio. Può
trattarsi di una base caratteriale, di un trauma subito magari proprio in
relazione ad un adulto da cui il bambino si sia sentito sminuito o umiliato che
lo ha portato a chiudersi o a metter in atti atteggiamenti di rabbia e
chiusura. Di certo l’aiuto di uno specialista può fare la differenza e aiutare
ad approcciarsi nel modo migliore per lavorare sul piccolo, anche perché una
riflessione importante va fatta proprio sulle tempistiche di intervento , in
quanto più cresce e maggiori sono le difficoltà che si incontrano.
Bisogna sempre tenere presente che i
bambini sono molto sensibili, si fanno carico dell'ansia e dell'insicurezza degli adulti, soprattutto
dei genitori, una sensazione che li rende frustrati e che non riescono ad
esprimere in maniera comprensibile, proprio per la difficoltà di decodificare
le situazioni e le proprie emozioni. Questo senso di inadeguatezza sfocia
inevitabilmente in stati di rabbia o aggressività che vengono spesso male
interpretati.
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